domenica 13 maggio 2012

                            Le lacrime di Juve e Milan che raccontano una  storia


La storia non la fanno le parole, ma i fatti, come anche le lacrime che raccontano la fine dei percorsi.
Oggi a Torino e a Milano, si è scritto l'ultimo capitolo di un libro durato più di una decade.
Partiamo dallo Juventus Stadium, ma solo per ragione cronologiche.

Ore 16.10: a inizio secondo tempo della partita Juventus - Atalanta, (per la cronaca finita 3-1 per i bianconeri) , esce un giocatore tal Alessandro del Piero, 19 anni in bianconero.
Ci prova a uscire dal campo in sordina, ma lo stadio non ci sta, e intonando cori verso di lui per tutto il secondo tempo, lo obbliga a fare un lento giro di campo per salutare tutto e tutti, lento per voglia e per necessità, dovendo incrociare tanti occhi e raccogliere tante sciarpe lanciategli.

Ma gli incitamenti non si fermano nemmeno quando Pinturicchio si risiede in panchina, e per la prima volta a lui, uomo tutto di un pezzo, scappa una lacrima.
 La storia che si conosce è quella di un giocatore e un uomo che andrà a giocarsi almeno un'altra stagione all'estero, ma la verità è che, dopo tante emozioni, sarà dura per lui vedersi con un'altra maglia.

Alle ore 17 parte invece a San Siro la festa/celebrazione Milan: finita la partita con l'Atalanta (per la cronaca vinta 2-1), i "senatori" della vecchia guarda che lasceranno i rossoneri a fine giugno, (i vari Nesta, Inzaghi, Gattuso e Zambrotta), vanno, con i loro figli per mano, a salutare i tifosi sotto la curva.

Gattuso e Zambrotta crollano in lacrime, mentre i più imperturbabili Nesta e Inzaghi ( che riceve successivamente da Galliani la medaglia per le 300 presenze con la maglia del Milan), salutano più messamente.

E' un pezzo di storia che se ne va, un'armata di grandi uomini che saluta il nostro calcio, e l'unica speranza possibile, visto che il futuro non si può scegliere ma solo attenderlo, è che a questi gladiatori del pallone ne seguano altri: non si spera altrettando bravi, ma per lo meno altrettando leali, perchè Dio solo sa quanto il calcio italiano abbia bisogno di riscattare la propria immagine, dopo tutti gli scandali, negli anni succedutisi, che lo hanno travolto.

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